Basta
con la Didattica a Distanza, la Scuola è un'altra cosa,
a settembre tutte/i in
classe in sicurezza.
Nel corso degli anni,
abbiamo assistito a un costante incremento del numero di alunne/i per classe,
che oggi, sulla base delle norme esistenti potrebbero arrivare fino a 30 e oltre. Invece di ridurre
le "classi pollaio", come affermato pubblicamente, il Governo, tramite
gli Ambiti Territoriali Provinciali (gli ex Provveditorati) sta comunicando in
questi giorni che salteranno molte prime classi della scuola secondaria di I e
II grado e molte terze classi nella secondaria di II grado.
In queste condizioni, è
penalizzato il percorso didattico-educativo e non è garantito nessun
“distanziamento”.
In sostanza, invece di
consentire la ripartenza della didattica in presenza a settembre con aule meno
affollate, il Ministero preferisce approfittare dell'occasione per ridurre classi
e organici e, nel frattempo, carica su docenti e ATA tutte le difficoltà legate
al recupero delle attività che in quest'anno scolastico non si sono potute
svolgere per effetto dell'attuale sospensione.
Perfino la misura urgente di
stabilizzazione dei precari che già
lavorano da anni nelle scuole è stata
vanificata dall'ipocrita litania sulla
meritocrazia, come se i docenti senza
abilitazione non fossero già parte
strutturale del corpo docente da anni e in
misura sempre crescente, come se dopo
quattro mesi di chiusura delle scuole ancora
non fosse chiaro e degno di allarmata
attenzione lo stato prossimo al collasso in
cui si trova la scuola. Basti pensare alla
situazione dei posti di sostegno, coperti in
molte scuole da più del 50% da insegnanti
precari. Il risultato sarà quello di arrivare
all'inizio di settembre con un ulteriore
elemento di incertezza dovuto al fatto che
più di un quarto dei docenti saranno
supplenti.
Non è ammissibile che si pensi di affrontare
l'inizio del nuovo anno scolastico
aumentando l'orario di lavoro dei docenti
(è questo che significa, alla fine dei conti,
realizzare unità orarie di 40 o 45 minuti!!!),
come sembra emergere dai documenti dei
vari comitati di esperti incaricati di trovare
soluzioni a costo zero, oppure riducendo le
prerogative degli organi collegiali e
affidando la gestione della riapertura
all'autonomia delle singole scuole e alla
“creatività” dei loro dirigenti, come propone
di fare l'ANP.
Piuttosto che pensare soltanto a finanziare
DaD e attrezzature digitali, costringendo
docenti e famiglie a supplire a quanto il
Ministero non vuole fare, sono necessari:
un rovesciamento delle politiche degli
ultimi trent’anni di dimensionamento e
accorpamento degli istituti: con un
ripristino delle “scuole di
prossimità” (così come è necessario
ripristinare una sanità di prossimità);
interventi incisivi di welfare
studentesco: trasporti e libri di testo
gratuiti, per tutti gli ordini e gradi di
scuola, bonus studio, interventi
previdenziali per genitori.
la riduzione del numero di alunni/e per
classe;
un conseguente e consistente
incremento dell'organico docente, a
cominciare dall'immissione in ruolo
dal primo settembre 2020 di TUTTI i
200.000 precari che hanno lavorato
quest'anno e di quelli che comunque
hanno alle spalle 3 anni di servizio;
un conseguente e consistente
incremento del personale ATA che
garantisca la riapertura delle scuole in
sicurezza senza che questo si traduca
in un sovraccarico di lavoro sulle spalle
di un personale numericamente
insufficiente;
l'utilizzo di tutte le risorse interne alla
scuola (ore di potenziamento e tutte le
risorse legate al FIS) per attività e
progetti legati all’aiuto degli alunni e
delle alunne in difficoltà e per l'attività
didattica ordinaria;
la ricerca e l'utilizzo di risorse esterne
alla scuola (dai PON ai finanziamenti
di enti pubblici e soggetti privati) che
abbiano esclusivamente lo stesso
obiettivo del punto precedente;
interventi urgenti edilizia scolastica
con stanziamenti consistenti (almeno
un punto di PIL in più destinato alla
scuola), per acquisire, adeguare e
attrezzare classi, palestre, laboratori,
spazi aperti;
un ripensamento non solo
dell’architettura scolastica ma anche
degli spazi urbani a misura di
bambini/e, ragazzi/e;
Il diritto all’istruzione, non può diventare
un fatto privato.
Insieme con studenti, studentesse e
genitori, i Cobas mettono al centro la
difesa della scuola pubblica statale, in
tante situazioni unico presidio di
partecipazione e democrazia.
BASTA PROPAGANDA.
LA SCUOLA, COME LA SANITÀ, DOPO
ANNI DI TAGLI MILIARDARI,
HA BISOGNO DI UN FINANZIAMENTO
STRAORDINARIO
Il giorno 6 giugno, a Bologna, come in
altre città italiane
RIAPRIAMO la scuola in piazza!
Riapriamo le piazze alla SCUOLA!
L’appuntamento è alle 16 in Piazzale
Jacchia, presso i Giardini Margherita.